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Impact Art presenta: Metaverso, tecnologie e astrazione

Date
Jan 9th - Feb 16th
Time
19:00 - 22:30
Location
Impact Hub Roma
Price
Gratuito

Nel nostro spazio di via Palermo 41 ospitiamo la mostra “Metaverso, tecnologie e astrazione”” degli artisti Remo Carradori e Giancarlo Flati, organizzata da Impact Art e ideata e curata dal dott. Daniele Radini Tedeschi.

La mostra, inaugurata venerdì 16 dicembre in occasione della Rome Art Night,  è visitabile poi fino al 23 gennaio dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19.

Ingresso gratuito.

 

Tema

L’arte sempre più viene a misurarsi con nuove tecnologie e strumenti digitali in grado di ampliare i confini del concetto visivo. Cripto Art, NFT, video computerizzati, realtà parallele e ologrammi, assieme a molte altre nuove tecniche, saranno al centro dell’indagine estetica degli artisti, chiamati a fornire la loro speculazione.

Remo Carradori

Nell’atto di sfogliare la produzione di Carradori si nota immediatamente come aderisca ad un espressionismo in prevalenza astratto, pur tuttavia non rinunciando del tutto alla raffigurazione del reale. Elementi rimandanti alla dimensione del tangibile spiccano all’interno delle sue entropiche superfici, come semplici ma efficaci escamotage comunicativi che l’artista tende ad inserire quasi in maniera inaspettata anche per lo spettatore stesso. Malgrado tali artifizi, Carradori non trascura mai quell’esaltazione pittorica della propria implantologia emotiva, tema portante di quasi un secolo di storia dell’Astrattismo. L’artista tende a raccontare e raffigurare la propria Weltanschauung nella maniera più naturale e misurata possibile, avvalendosi di codici segnici e tonali, la maggior parte dei casi riconducibili ad esperienze esistenziali e spirituali. Coerentemente a questo proposito, Carradori non disdegna l’applicazione di elementi esterni alla tela e ai pigmenti.

Giancarlo Flati

Giancarlo Flati è un pittore, microchirurgo, ricercatore e scrittore abruzzese. La sua attuale ricerca artistica è rivolta all’esplorazione del paradigma olografico e dell’olomovimento della materia mediato dalle forme topologiche dello spazio–tempo. “Flati rappresenta il mondo nelle sue complessità” scrive lo storico dell’arte Claudio Strinati “cogliendo l’attimo in cui si organizza, fluisce senza forma e si definisce dal primo suono del Big Bang, esplodendo ed espandendosi nell’eufonia dello spazio-tempo. Nelle opere di Flati ci sono legni aggrovigliati, nodi metallici, schede elettroniche, vetri rotti, granelli di sabbia, pietre e suoni gusci di Tritone. Ogni elemento ha il ricordo dell’arpeggio del bosco, dello sciabordio delle onde, dei suoni delle macchine elettroniche, dell’ebbrezza del vento che incontra le nuvole. Una nuova polifonia dello spazio, una nuova melodia a più voci, una sorta di ars nova, una musica tra arte e scienza.”

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